
Santa Maria in Domnica, nota anche come Santa Maria alla navicella
E’ una basilica di Roma. Sorge sulla sommità del colle Celio, nell’attuale piazza della Navicella. È sede del Titulus S. Mariae in Domnica, istituito nel 678 da papa Agatone.
L’attributo “in Domnica” è stato oggetto di differenti interpretazioni. Una lo fa derivare da dominicum, “del Signore”. Un’altra fa riferimento al nome di Ciriaca, una donna che sarebbe vissuta nei pressi della chiesa, ed il cui nome avrebbe significato “appartenente al Signore”.
L’attributo alternativo “alla navicella” fa riferimento alla scultura romana di una nave posta già in antichità nella piazzetta di fronte alla chiesa, poi andata perduta e rifatta sotto papa Leone X.
Una prima chiesa fu costruita qui in antichità, nei pressi della caserma della V coorte dei Vigiles di Roma.
La chiesa è ricordata negli atti del sinodo di papa Simmaco, nel 499. Papa Pasquale I, il cui papato coincise con un’epoca di rinnovamento e splendore artistico che coinvolse la Roma dell’inizio del IX secolo, ricostruì la basilica nell’818-822, dotandola di un notevole apparato musivo.
Un consistente restauro, mirato a curare gravi infiltrazioni di umidità e a riparare danni, ma anche a ricostituire l’unità stilistica interna della chiesa (che era ormai chiusa da tempo) e a restaurare il portico, fu condotto alla fine dell’Ottocento sotto la direzione tecnica di Busiri Vici e dell’architetto ingegnere Gaetano Bonoli, patrocinato dal cardinale Consolini e finanziato da Propaganda Fide.
Con l’occasione venne anche fabbricata e installata la cancellata ancor oggi in situ, e il 5 marzo 1882 la chiesa venne ufficialmente riaperta.
Nel 1958 è stata costruita la confessione semianulare sotto l’abside da Ildo Avetta, mentre risale al 1985 l’attuale (2011) sistemazione del presbiterio.